C’era una volta un guinzaglio rosso che si annoiava terribilmente.
Ogni giorno la stessa storia: stessa ora, stesso parco, stesso giro attorno alla stessa aiuola.
“Che vita monotona!” sospirava, arrotolandosi su se stesso mentre il suo cane, Brio, annusava sempre lo stesso cespuglio di lavanda.
“Non ti basta che l’aria profumi?” gli diceva il cane.
“Eh no,” rispondeva il guinzaglio. “L’aria profuma dappertutto, ma noi non ci muoviamo mai!”
Una mattina, appena la porta si aprì e l’umano allungò la mano per prenderlo, il guinzaglio fece una cosa che non aveva mai fatto: tirò.
Non forte, ma deciso. Tirò verso sinistra, invece che a destra.
“Ehi, non di là!” protestò l’umano.
Ma Brio, incuriosito, seguì quella nuova direzione, e così cominciò la loro piccola rivoluzione.
Passarono davanti al panificio, dove il profumo di pane fresco li avvolse come una carezza.
Poi incontrarono un postino che fischiettava, una bambina con una girandola, un gatto che li guardava dall’alto del muretto come un giudice severo.
Ogni passo era una scoperta.
“Visto?” disse il guinzaglio, un po’ vanitoso. “Il mondo non finisce all’aiuola.”
Brio scodinzolava, felice di quel nuovo vento sul muso.
Da quel giorno, il guinzaglio rosso non smise più di cercare strade diverse.
A volte si perdeva, a volte tornava indietro, ma non si annoiava mai.
E persino l’umano, piano piano, cominciò a fidarsi.
“Dove andiamo oggi, piccolo esploratore?” gli chiedeva ogni mattina, sorridendo.
Così, senza saperlo, quel guinzaglio aveva insegnato a tutti e tre — cane, umano e sé stesso — la cosa più importante:
che a volte basta cambiare direzione per sentirsi vivi di nuovo.